Spid a pagamento: due nuovi provider applicano il canone

A partire dal 28 luglio 2025, anche InfoCert ha deciso di far pagare il rinnovo annuale dello Spid, emulando la scelta già compiuta in maggio da Aruba. Lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale) consente a cittadini e imprese di utilizzare un’unica credenziale per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e delle aziende private convenzionate.

Perché cambia tutto

La decisione di InfoCert e, prossimamente (dal 1º settembre 2025) anche di Register.it, nasce dall’assenza dei 40 milioni di euro promessi dal Governo per sostenere il sistema Spid. Senza questi fondi – bloccati ormai da quasi due anni – i principali identity provider italiani si sono visti costretti a introdurre un’abbonamento, fino ad oggi sconosciuto per un servizio concepito come gratuito.

Le nuove tariffe

  • InfoCert: dal secondo anno in poi il rinnovo costerà 5,98 € IVA inclusa, e verrà addebitato soltanto dopo il consenso esplicito dell’utente (niente rinnovo automatico).
  • Register.it: applicherà un canone annuo di 9,90 € + IVA (circa 11 €), un importo più elevato rispetto a quello proposto dagli altri provider.

Assoutenti segnala che, in mancanza di finanziamenti pubblici, anche altri operatori stanno valutando di seguire questa strada, al fine di garantire la continuità e la qualità del servizio.

Chi può ancora ottenere lo Spid gratuitamente

Sul sito ufficiale dell’identità digitale (www.spid.gov.it) risulta che la maggior parte dei provider mantiene almeno una modalità di rilascio gratuito:

  • CIE, CNS o firma digitale: chi è in possesso di Carta d’Identità Elettronica, Carta Nazionale dei Servizi o firma digitale può attivare lo Spid da remoto senza alcun costo di attivazione.
  • PosteID: offre l’attivazione gratuita anche a titolari di conto BancoPosta o carta Postepay.
  • Sportelli fisici: alcuni provider (ad esempio Lepida e Sielte) consentono ancora di registrarsi gratuitamente recandosi presso sedi o uffici specifici.

Il futuro del servizio e la convenzione in scadenza

L’attuale accordo tra i provider e l’Agenzia per l’Italia Digitale scadrà il 9 ottobre 2025. Fino ad allora, le aziende difendono l’introduzione del canone come una misura necessaria per coprire i costi di gestione tecnica, sicurezza e assistenza clienti, nonché le procedure di verifica dell’identità. Se entro quella data non arriveranno i fondi promessi in tranche progressive, altri operatori potrebbero adottare tariffe simili o addirittura abbandonare il servizio.